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04 Ottobre 2021

Drssa Afrodita Alexe

La psoriasi: cos’è e come si manifesta?

La psoriasi è una patologia infiammatoria cutanea cronica ad andamento recidivante, caratterizzata dalla presenza sulla cute di lesioni a forma di chiazze rossastre/rosse delimitate e rialzate a bordi irregolari, dette placche, coperte di squame bianche/argentee che si estendono anche sulla zona tra le placche e la cute sana dintorno.

Le placche psoriasiche hanno forma e spessore caratteristiche e possono comparire su tutto il corpo ed in particolare sui gomiti, ginocchia e cuoio capelluto (soprattutto la zona occipitale).

La psoriasi è un disturbo comune: le stime parlano di incidenza della malattia in circa 3% della popolazione globale; in Italia vi soffrono circa 2.5milioni di persone: di tutte le età, sesso e razza, anche se con più incidenza per le fasce di età 16-25anni e 55-65anni.

La psoriasi: i segni e sintomi

Il segno principale della psoriasi sono le placche: all’inizio si formano una o più chiazze di varie dimensioni, rosse e lucide, di solito sui gomiti, ginocchia e cuoio capelluto, ma anche sulla fronte e zona delle sopracciglia, sulla schiena o sulle natiche, sotto le ascelle, intorno all’ombelico, nella regione perianale.

Le prime chiazze possono guarire spontaneamente e ripresentarsi come recidiva anche ad anni di distanza; oppure possono persistere e talvolta allargarsi e confluire formando grandi lesioni ruvide e squamate, con prurito e/o bruciore.

Talvolta vi possono essere affette anche le unghie, che avranno un aspetto deformato con indentature, con la superficie striata ed ispessita e di colore giallo/giallastro.

Il prurito può essere presente, di entità da lieve a grave, inducendo stimolo a grattarsi con conseguente peggioramento delle lesioni. Talvolta subentra anche sensazione di bruciore, quando le placche si infiammano ulteriormente per via di fattori esterni (temperature estremi, indumenti irritanti, uso di saponi e detergenti non adatti, contatto diretto con sostanze irritanti come detersivi ecc)

La psoriasi persiste per tutta la vita anche se vi possono essere lunghi periodi di tempo con regressione parziale o totale delle lesioni; spesso, le riacutizzazioni sono scatenate da fattori esterni (cambio di stagione, temperature estremi, traumi locali) od interni (uso di farmaci, stress psico-fisico intenso, alcune malattie infettive come le rinofaringiti da streptococco ecc).

La psoriasi è classificata in 3 gradi di intensità (lieve, moderata e grave), in funzione della superficie corporea compromessa, gravità dei sintomi e impatto sulla qualità di vita delle persone affette: si utilizza il Punteggio (SCORE) PASI, ovvero l’area e l’indice di gravità della psoriasi di un paziente, misura comunemente usata negli studi clinici (dove i calcoli del PASI vengono effettuati prima, durante e al termine di un periodo di cura specifica per determinarne l’efficacia).

Tra le forme ad andamento degenerativo di psoriasi si conta l’artrite psoriasica, che può essere centrale (o assiale) coinvolgendo la colonna vertebrale, oppure periferica (interessamento delle articolazioni delle falangi).

La psoriasi: le cause e fattori scatenanti

L’eziologia della psoriasi non è ancora del tutto conosciuta; ad oggi, la ricerca scientifica indica il coinvolgimento del fattore ereditario: nello sviluppo della malattia, la familiarità risulta molto frequente, i ricercatori riuscendo ad identificare alcuni geni (in particolare, il locus genico PSORS1 sul cromosoma 6p21 risulta più importante nel determinare la suscettibilità alla patologia) ed antigeni leucocitari dell’uomo, associati alla psoriasi.

In dettaglio, la psoriasi consiste nella iper-proliferazione dei cheratinociti epidermici con reazione di infiammazione a catena dell’epidermide e derma, con meccanismi che implicano il sistema immunitario ed in particolare le cellule T; su induzione diretta di un fattore scatenante ambientale che provoca l’infiammazione cutanea iniziale.

Tra i fattori scatenanti identificati dalla ricerca scientifica vi sono:

  • traumi (il fenomeno di Koebner: comparsa di nuove lesioni psoriasiche su zone cutanee precedentemente sane; come ad esempio sulle cicatrici)
  • stress psico-fisico intenso
  • uso prolungato di farmaci (composti del litio; ACE-inibitori e beta-bloccanti; clorochina; indometacina; terbinafina; interferone-alfa)
  • abitudini scorrette di vita (abuso di alcol, fumo)
  • malattie infettive (infezioni batteriche da streptococco, infezione da HIV)
  • condizioni metaboliche predisponenti (obesità, diabete)

La psoriasi: come si differenzia da altre malattie cutanee?

La diagnosi della psoriasi si basa in generale sull’indagine obiettiva delle lesioni; la diagnosi differenziata si esegue dal medico specialista che indicherà indagini approfondite soprattutto nei casi di placche eritematose e squamose larghe e confluenti e nelle situazioni in cui la cura primaria non dà risultati.

In particolare, la diagnosi differenziale comprende esami ed analisi specifici per i disturbi cutanei che presentano similarità dei segni e sintomi con la psoriasi: dermatite seborroica; dermatite atopica; eczema e dermatite, anche la forma allergica da contatto; pitiriasi rosea; varie forme di lichen; lupus esantematico; sifilide in fase secondaria.

La psoriasi: trattamenti e cure complementari

Il trattamento farmacologico di base della psoriasi consiste nell’applicazione esterna sulle lesioni, di creme e lozioni a base di cortisonici e/o analoghi della vitamina D, per corti periodi di tempo; in associazione ad emollienti e cheratolitici, insieme alla correzione delle abitudini errate di vita. La cura delle forme più gravi di psoriasi comprende l’uso interno di farmaci come le ciclosporine, il metotrexate, i retinoidi, oppure l’intervento specialistico di fototerapia.

L’idratazione quotidiana della pelle - partendo dalla detersione con detergenti morbidi sapone-non-sapone e continuando con l’applicazione sulla pelle di emulsioni, creme, balsami in formule ipoallergeniche - è fondamentale per il mantenimento dei risultati ottenuti con i trattamenti-base; e per contenere il rischio di recidive, rischio che aumenta esponenzialmente con la disidratazione e secchezza cutanea.L’infiammazione e la desquamazione del cuoio capelluto possono essere ridotte e controllate applicando shampoo, lozioni e sospensioni a base di acido salicilico, urea, catrame, con effetto cheratolitico riduttore, insieme a shampoo lenitivi in formulazioni ipoallergeniche e prive di tensioattivi schiumogeni irritanti.

Inoltre, nella prevenzione delle recidive e mantenimento dello stato di salute della cute è buona norma seguire un’alimentazione di base equilibrata e variata ricca in frutta e verdura fresca; risulta utile la supplementazione con integratori nutrizionali ed alimentari ‘’amici della pelle’’ quali gli Omega 3, le vitamine C ed E (come antiossidanti antiinfiammatori), le vitamine del gruppo B (in particolare B2, B5, B6), nonché probiotici in grado di sostenere e rinforzare il microbiota umano a 360°.

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