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21 Dicembre 2020

Drssa Afrodita Alexe

Antibiotici: la definizione e le classi principali

Gli antibiotici giocano un ruolo fondamentale nella cura e nella prevenzione delle malattie provocate dai batteri patogeni, le infezioni batteriche semplici o complesse: si definisce ‘’antibiotico’’ una sostanza chimica, di origine naturale (antibiotico in senso stretto) o di sintesi (chemioterapico) che ha la proprietà di inibire (in modo totale o parziale) la proliferazione dei batteri.

Sostanzialmente, gli antibiotici si distinguono in 2 grandi gruppi principali:

  • i batteriostatici fermano la proliferazione dei batteri (per meccanismi di blocco della riproduzione della cellula batterica) senza l’uccisione degli stessi
  • i battericidi hanno un’azione diretta di  uccisione dei batteri

Già dai tempi antichi se ne conoscevano gli effetti di tipo antimicrobico di alcune erbe medicinali e muffe, di cui estratti e preparati erano utilizzati per curare infezioni (piaghe, ferite, ustioni…), malattie a carico dell’apparato respiratorio, genito-urinario ed a.; tuttavia senza conoscere in dettaglio il tipo di sostanze con effetto antimicrobico tanto meno il meccanismo d’azione.

La scoperta del primo antibiotico avvenne nel 1928 da parte di A. Fleming (medico, biologo e farmacologo britannico), che isolò una molecola, battezzata penicillina, dai prodotti di scarto del metabolismo di Penicillium chrysogenum (il membro più conosciuto del genere Penicillium di funghi filamentosi, che si trovano nel suolo e sulla vegetazione in putrefazione ma anche su cibi conservati, frutta e verdura, prodotti caseari, in generale alimenti che tendono a degradarsi in un arco breve di tempo).

La penicillina fu la capostipite della classe di antibiotici beta-lattamici (nome dovuto alla presenza nella loro struttura chimica di un anello beta-lattamico); si cominciò ad utilizzarle su larga scala per curare le infezioni batteriche durante la seconda guerra mondiale: da lì in poi ne fu istituita la produzione a livello industriale, rivoluzionando il campo della medicina e ponendo le basi della moderna era della farmacoterapia.

In linea di massima, una prima classificazione degli antibiotici può essere fatta basandosi sul meccanismo d’azione e sullo spettro d’azione:

  • meccanismo d’azione
    • distruzione della membrana cellulare del batterio: penicilline e cefalosporine, bacitracina, vancomicina, cicloserina, carbapenemi (battericidi)
    • inibizione della sintesi di acido nucleico del batterio: chinoloni, rifampicina, nitrofurantoina e derivati (battericidi)
    • inibizione della sintesi di proteine nella cellula batterica: aminoglicosidi, macrolidi, tetracicline, cloramfenicolo, clindamicina, mupirocina
    • effetto diretto sul metabolismo energetico del batterio: sulfamidici (sulfametoxazolo) e trimetoprim, isoniazide
  • spettro d’azione
    • su cocchi e bacilli Gram-positivi (aerobi): penicillina ad ampio spettro, vancomicina
    • su cocchi e bacilli Gram-negativi (aerobi): cefalosporine, tetracicline, aminoglicosidi, chinoloni
    • batteri Gram-positivi anaerobi: penicillina, clindamicina

Nella farmacoterapia moderna vi esistono le associazioni tra antibiotici (con lo stesso tipo di azione e biocompatibili tra loro) o tra antibiotico e molecola che ne potenzia l’azione (ad esempio amoxicillina e acido clavulanico – il conosciutissimo Augmentin; sulfametoxazolo e trimetoprim - Bactrim; ecc); queste associazioni hanno come scopo l’aumento dell’efficacia antibatterica nella cura dei casi di infezioni miste e/o indotte da ceppi batterici particolarmente virulenti.

La antibiotico-resistenza

Negli ultimi anni, si assiste a un fenomeno in continuo aumento di grave criticità che pone in pericolo a livello globale la capacità di contrastare le malattie infettive batteriche: si tratta dell’antibiotico-resistenza, data dalla comparsa e diffusione di un maggior numero di batteri resistenti a uno o più agenti antimicrobici. La antibiotico-resistenza riconosce più fattori inducenti, tra cui

  • l’uso aumentato (incluso quello inappropriato) degli antibiotici (in medicina umana e in quella veterinaria; come nella zootecnia e nell’industria alimentare)
  • la diffusione di ceppi batterici resistenti nell’ambito delle strutture sanitarie (le infezioni intra-ospedaliere sono le più severi e ancora oggi poco controllate)
  • la diffusione globale di nuovi ceppi batterici multi-antibiotico-resistenti per via della globalizzazione (aumento dei viaggi internazionali e dei flussi migratori)

’La trasformazione dei ceppi batterici in organismi resistenti è un meccanismo evolutivo naturale, determinato da mutazioni del corredo genetico, in grado di proteggere il batterio dall’azione del farmaco. Rientra, quindi, tra i processi di competizione biologica tra microrganismi basati sulla produzione di antimicrobici. Questi ultimi, infatti, sono molecole naturali prodotte da microbi per difendersi da altri microbi, presenti da miliardi di anni in natura, come lo sono i meccanismi di resistenza, anch’essi vecchi di miliardi di anni. Per ogni nuovo antimicrobico di origine naturale esiste già un meccanismo di resistenza presente in natura. L’introduzione degli antibiotici in ambito clinico umano e veterinario ha generato un’ulteriore pressione selettiva in questi contesti, favorendo la selezione di microrganismi resistenti e l’acquisizione di geni di resistenza portati da elementi genetici mobili (ad es. plasmidi) che contribuiscono a diffondere la resistenza tra i batteri patogeni, attraverso fenomeni di scambio genico orizzontale, facilitato in maniera ormai evidente anche dal degrado e dalla carente gestione ambientale. Infatti, i patogeni resistenti così selezionati, a loro volta, vengono rilasciati nell’ambiente e possono contaminare anche la catena alimentare’’. (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2660_allegato.pdf)

Antibiotici e fermenti lattici: il razionale d’utilizzo

La premessa fondamentale per poter beneficiare dell’effetto terapeutico nel corso del trattamento antibiotico è di rispettare rigorosamente dosi, tempi e modi di somministrazione dell’antibiotico, così come da indicazione medica, in ordine di evitare reazioni avverse ed indesiderate anche gravi.

E’ stato dimostrato come la terapia con farmaci antibiotici abbia un effetto deleterio sulla flora batterica intestinale, il microbiota, ovvero la comparsa di disbiosi intestinale: sia per azione diretta antibatterica sia per gli effetti della distribuzione, catabolismo ed escrezione del farmaco utilizzato (effetti che includono non solo riduzione dei ceppi batterici saprofiti – simbionti intestinali, ma anche alterazione dell’assorbimento dei nutrienti, alterazione della motilità e della permeabilità della mucosa intestinale, diminuzione della funzione immunitaria, accumulo di sostanze di scarto e tossine nel lume intestinale). La disbiosi intestinale conduce al passaggio nel torrente circolatorio di tossine e batteri ‘’cattivi’’ riversandoli in tutti i distretti dell’organismo: con aumento del numero di batteri già resistenti e con la comparsa di reazioni avverse come diarrea e dolori/crampi intestinali, meteorismo, nausea e vomito, mancanza di appetito, disturbi del cavo orale, candidosi e vaginiti, stanchezza e debolezza generale: uno squilibrio che ha profonde ripercussioni in tutto il nostro organismo.

Per combattere gli effetti avversi della terapia antibiotica si possono somministrare in concomitanza i cosiddetti fermenti lattici: farmaci (come Codex) o integratori alimentari a base di probiotici, in grado di contrastare la proliferazione dei ceppi batterici invadenti o potenzialmente patogeni, in ordine di mantenere in equilibrio la flora batterica intestinale. Per essere efficaci, le formulazioni degli integratori devono contenere probiotici con caratteristiche precise:

  • essere ‘’fermenti lattici vivi ed attivi’’ ed innocui per l’organismo umano; ovvero ‘’di origine umana’’, non già portatori di antibiotico-resistenze acquisite e/o trasmissibili
  • essere resistenti all’azione del succo gastrico, enzimi intestinali e Sali biliari
  • essere capaci di aderire alla mucosa intestinale e di formare colonie resistenti e floride
  • elaborare sostanze con azione antagonista per i patogeni (sostanze antimicrobiche) e con azione benefica per l’organismo umano (vitamine, enzimi, profattori immunomodulatori ecc)

Riguardo alla modalità di somministrazione, gli integratori di fermenti lattici e prebiotici andrebbero assunti possibilmente lontano dagli antibiotici, per un periodo che deve coprire la durata della terapia antibiotica e superarla di almeno 2 settimane (i tempi di ricolonizzazione intestinale sono abbastanza lunghi; molti autori raccomandano l’integrazione con probiotici e prebiotici per un periodo di minimo 4-6 settimane, scegliendo il tipo di probiotico in base alla terapia farmacologica in atto e tenendo conto della presenza o meno di disturbi funzionali intestinali – come la sindrome dell’intestino irritabile).

Gli integratori alimentari di probiotici (fermenti lattici) e prebiotici in farmacia

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