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14 Marzo 2022

Drssa Afrodita Alexe

Il termine ‘’malattie cardiovascolari’’ definisce genericamente il gruppo delle patologie a carico del cuore e del sistema circolatorio. Una definizione esaustiva delle malattie cardiovascolari si ritrova nella Sezione 9 della ICD (Classificazione statistica internazionale delle malattie, OMS) e riporta l’elenco delle stesse in base al tipo di danno comportato:

  • ipertensione e ipotensione arteriosa;
  • cardiopatie ischemiche (p. es. infarti e cardiopatie coronariche);
  • cuore polmonare e malattie del circolo polmonare;
  • cardiopatie reumatiche croniche;
  • malattie del sistema vascolare (cioè delle arterie, delle arteriole e dei capillari: come per esempio l'embolia; e del plesso venoso, come l'insufficienza venosa profonda e periferica
  • malattie cerebrovascolari (malattie del sistema vascolare del cervello) come l’ictus (ischemico e emorragico)

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la causa numero 1 di morbilità e mortalità nel mondo; anche in Italia, la prevalenza e l’incidenza delle malattie cardiovascolari rimangono altissime, occupando il primo posto per numero complessivo, in termini sia di mortalità che di morbilità.

Alla base dell’insorgenza delle malattie cardiovascolari sono state identificate le principali cause scatenanti, che si configurano come fattori di alto rischio modificabili :

  • fumo: determina danno maggiore sui vasi sanguigni, tradotto per  infiammazione, aumento della permeabilità e riduzione della capacitanza capillare, favorendo l’aggregazione piastrinica e l’insorgenza di ipertensione arteriosa, nonché contribuendo ad aumentare la probabilità di aterosclerosi
  • stile di vita e abitudini alimentari scorrette: associate all’obesità e sovrappeso, eccesso/abuso di alcol e droghe, sedentarietà e ridotta attività fisica, il loro effetto si traduce per aumento dell’incidenza delle malattie cardiocircolatorie, soprattutto ipertensione arteriosa e incidenti ischemici maggiori
  • diabete: il diabete di tipo 1 aumenta il rischio di malattie coronariche, mentre il diabete di tipo 2 è più spesso associato a obesità e aterosclerosi con conseguente maggiore incidenza di ictus emorragico
  • sindrome metabolica e dislipidemie: i singoli componenti della sindrome metabolica (obesità addominale, ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo HDL, ipertensione arteriosa, iperglicemia) aumentano complessivamente il rischio vascolare agendo con meccanismi come l’insulino resistenza, l’ipercoagulabilità del sangue, la disfunzione endoteliale, lo stato proinfiammatorio
  • fattori correlati all’ambiente socio-familiare e disequilibrio nell’accesso alle cure mediche: con cenno particolare sullo stress psico-sociale e lavorativo, il livello culturale ed economico, l’accesso alla libera e completa informazione
  • disturbi del sonno, ansia e depressione: ormai dimostrato scientificamente il nesso diretto tra mancanza cronica di riposo, insonnia, depressione, ansia ed attacchi di panico e l’insorgenza di malattie cardiovascolari (come la cardiomiopatia di Tako-Tsubo – la ‘’sindrome di crepacuore’’)
  • altri fattori (terapie ormonali sostitutive, fattori climatici, inquinamento, malattie croniche degenerative ecc)
  • ipertensione arteriosa: L’elevata pressione del sangue nelle arterie (≥ 140/90 mmHg) è uno dei fattori di rischio cardiovascolari più importanti ed è molto diffuso nella popolazione. Secondo l’indagine Multiscopo dell’ISTAT relativa all’anno 2019, in Italia il 17,9% della popolazione totale (17,3% maschi e 18,5% femmine) è affetta da ipertensione arteriosa, con prevalenza che aumenta progressivamente all’aumentare dell’età fino a raggiungere il 53,6% (50,1% maschi e 56% femmine) oltre i 74 anni. Una recente indagine ha messo in evidenza che circa il 37% della popolazione italiana adulta (dalla terza decade di vita in poi) è affetta da ipertensione arteriosa, con una prevalenza di ipertensione nota dopo i 60 anni di età pari al 48.6%. Il 63.1% degli stessi ipertesi ha un rischio cardiovascolare tra il moderato e il molto elevato. La prevalenza di ipertensione arteriosa nella popolazione di età superiore ai 60 anni è tendenzialmente maggiore nelle donne rispetto agli uomini. (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3128_allegato.pdf

Come ormai ben risaputo, per ipertensione arteriosa si intende la condizione in cui si verificano innalzamenti dei valori pressori oltre la soglia considerata normale (120-129 mHg sistolica e 80-84 mHg diastolica), in seguito a misurazioni eseguite in sequenza in ambulatorio medico e con monitoraggio domiciliare su indicazione e sotto controllo medico.

Prevenzione e controllo dell’ipertensione arteriosa: Linee-Guida ESC-ESH 2018 e aggiornate

Tra le indicazioni riportate nelle linee-guida ESC/ESH 2018, si riconferma la forte raccomandazione riguardo la prevenzione e controllo dell’ipertensione arteriosa e dei fattori di rischio correlati:

  • -il monitoraggio della pressione arteriosa e dei principali parametri biologici (colesterolo, trigliceridi e glicemia) con calcolo del Rischio cardio-vascolare (almeno 1 volta all’anno) - raccomandazione per tutti gli adulti sopra i 18 anni;
  • -il monitoraggio intensivo (in sequenza, in base al quadro clinico) in presenza di fattori di alto rischio, come la compresenza di condizioni metaboliche genetiche (dislipidemie familiari) o di patologie (quali malattie cardio-cerebro-vascolari, renali, diabete) e/o nel periodo della terapia farmacologica – raccomandazione per tutti coloro che rientrano nella categoria dei suddetti fattori di rischio; l’esecuzione di un holter pressorio nei casi in cui vi è specifica necessità
  • -l’adozione di una corretta alimentazione (in cui una parte importante è occupata dall’introito di sale) e di uno stile di vita sano ed equilibrato.

L’ipertensione arteriosa: le statistiche

  • Secondo l’ultimo rapporto OsMed* (dati 2017; pubblicato ottobre 2018), l’ipertensione arteriosa continua ad essere il fattore di rischio numero 1 per l’incidenza di malattie cardio-cerebro-vascolari e più precisamente per l’infarto miocardico e/o cerebrale (prime 2 cause di morte in Italia), scompenso cardiaco, fibrillazione atriale, ictus cerebrale, insufficienza renale cronica (che rappresentano in sequenza le cause maggiori di morbilità/mortalità nella nostra penisola).
  • Più del 30% della popolazione italiana ne è affetta da malattia pressoria, di cui la maggior parte nella fascia d’età sopra i 65 anni; ma negli ultimi 15 anni si è osservata un’incidenza crescente nella fascia d’età giovane, tra ragazzi ed adolescenti, ad oggi più del 10% di loro risultando già essere ipertesi: numero da correlare con cattive abitudini nell’alimentazione (sovrappeso od obesità) ed al fattore ereditario (dislipidemie familiari, diabete).
  • Ai controlli di routine, più del 30% degli italiani sono risultati essere ipertesi pur non sapendo di esserlo: un dato che si rispecchia nelle raccomandazioni delle linee-guida sul monitoraggio della pressione arteriosa e sulla qualità della dieta.
  • Alle difficoltà riscontrate nel monitoraggio preventivo, si aggiungono quelle collegate all’aderenza alle terapie farmacologiche da parte delle persone: si stima che dal 20 al 30% delle terapie antipertensive (con 1 o più farmaci associati) falliscono per mancanza, totale o parziale, di adesione terapeutica delle persone ovvero lacune nell’osservanza delle regole di somministrazione dei vari farmaci, per vari motivi:
    •  incompleta e/o scorretta informazione sui farmaci;
    • scorretta associazione in terapia tra vari farmaci e/o integratori, per tempo e modalità di assunzione;
    • mancato o scorretto monitoraggio dei valori pressori che può indurre la persona a modificare unilateralmente la dose dell’antipertensivo ecc)
  • Un ultimo dato riguarda i casi di ipertensione arteriosa incontrollabile, ovvero la condizione di ipertensione non rispondente alle terapie farmacologiche attuate; se ne stima circa il 10% della totalità dei casi. Anche questo è un dato rispecchiato nelle raccomandazioni ESC-ESH, tra le quali un ruolo fondamentale è giocato dal controllo dell’alimentazione, che deve stare alla base della terapia medica attuata per ogni quadro clinico presentato.

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Fonti essenziali:

msd.manuals

epicentro.iss

ncbi.pubmed.com