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04 Aprile 2022

drssa Afrodita Alexe

L’insufficienza venosa cronica: definizione e generalità

Per insufficienza venosa cronica (IVC) si intende l’alterazione permanente della circolazione venosa degli arti inferiori dovuta principalmente a difetti delle pareti venose o delle valvole di chiusura delle vene stesse, che comportano ristagno di sangue a livello periferico e la riduzione del ritorno venoso verso il cuore.

Il processo di ritorno del sangue venoso dagli arti inferiori verso il cuore utilizza meccanismi e sistemi fisiologici particolari che nel loro insieme formano le pompe venose periferiche, chiamate anche ‘’cuore periferico’’: per permettere al sangue venoso di risalire dalla periferia verso il cuore, quindi contro la forza della gravità, si mettono in atto meccanismi che impiegano sia la contrazione dei muscoli delle gambe sia l’azione delle valvole presenti all’interno delle pareti dei vasi venosi (ogni contrazione del muscolo comporta una spinta del sangue nei vasi venosi profondi; allo stesso tempo l’attivazione delle valvole presenti nelle pareti dei vasi chiude nei tratti intermedi il flusso di sangue impedendone il refluire verso il basso e spingendolo verso l’alto con una nuova contrazione muscolare).

Le cause del ristagno di sangue nelle vene

L’insufficienza venosa cronica si sviluppa quando vi siano delle alterazioni nel funzionamento del drenaggio del flusso venoso verso l’alto, ovvero quando vi sussiste un ristagno di sangue nelle vene con interruzione di varia entità del processo di ritorno del sangue verso il cuore.

In base al livello di ristagno venoso si parla di insufficienza venosa cronica:

  • primitiva o primaria – quando vengono interessate le vene del circolo superficiale
  • profonda o secondaria – quando vengono interessate le vene del circolo profondo

La prima forma – IVC primaria - è anche quella riscontrata più spesso, sia negli uomini che nelle donne; le cause sono molteplici e coinvolgono:

  • diminuzione dell’elasticità e tono dei vasi venosi: nella tonaca dei vasi venosi vi è un aumento di collagene e una riduzione di elastina, il che rende le vene più rigide e meno distendibili (quindi con progressiva riduzione della loro capacità di tornare al diametro normale in seguito alla dilatazione durante ogni passaggio del flusso sanguigno)
  • alterazione della funzionalità delle valvole nelle pareti dei vasi: direttamente riconducibile alla perdita di elasticità e tono dei vasi, il processo di usura delle valvole comporta la loro difettosa chiusura permettendo un reflusso di sangue al contrario e al contempo un ristagno di fluidi nelle porzioni tra valvole adiacenti
  • aumento della pressione sanguigna dovuto all’alterato drenaggio nei vasi già indeboliti, che comporta l’aumento progressivo della loro dilatazione e alterazioni morfologiche e strutturali (sviluppo di vene varicose).

Il ristagno venoso superficiale interessa anche il microcircolo: la rete di capillari infatti si evidenzia di più (teleangiectasie), si sviluppa l’edema soprattutto a livello delle caviglie e si va incontro ad un processo infiammatorio generalizzato del plesso circolatorio superficiale (dovuto alle alterazioni degli interscambi a livello capillare).

La seconda forma – IVC secondaria – è decisamente più rara ma molto più grave: si parla di trombosi venosa profonda e la causa principale è la presenza di trombi (coaguli di sangue) all’interno dei vasi venosi profondi, che possono provocare l’occlusione – parziale o totale – del lume del vaso con conseguente rottura dello stesso.

Le cause della IVC secondaria sono multifattoriali e coinvolgono:

  • alterazioni del flusso ematico
  • stati di ipercoagulabilità
  • alterazioni morfologiche e strutturali dei vasi venosi profondi

La classificazione delle IVC

In base ai segni e sintomi manifestati, è stata messa a punto la classificazione delle IVC per gradi di sviluppo:

  • classe 0 – assenza di segni clinici visibili e/ palpabili
  • classe 1 – presenza di teleangiectasie/vene reticolari
  • classe 2 – comparsa di vene varicose
  • classe 3 – comparsa di edema
  • classe 4 – compaiono disturbi cutanei dovuti alla malattia venosa: ipodermite, eczemi, macchie più o meno estese
  • classi 5 e 6 – compaiono ulcere cutanee di varia entità, che in forma più grave presentano difficoltà a cicatrizzarsi

 

I fattori di rischio dell’insufficienza venosa cronica

Lo sviluppo di insufficienza venosa cronica ha una base di tipo genetico e ormonale; ai fattori di rischio intrinseci si aggiungono quelli estrinseci, modificabili:

  • ambiente e tipologia del lavoro svolto,
  • alimentazione e stile di vita, abitudini errate (fumo, abuso di alcol ed a.),
  • condizioni e malattie metaboliche (diabete, obesità e sovrappeso),
  • terapie farmacologiche a lungo termine (un ceno particolare va dato alla pillola anticoncezionale, il cui uso per mesi/anni comporta la fragilità capillare, diminuzione della resistenza dei vasi sanguigni, ritenzione idro-salina a livello periferico)

Durante la gravidanza, i cambiamenti ormonali e il continuo aumento del peso possono condurre allo sviluppo dello status di insufficienza venosa primaria, con sintomi come senso di pesantezza e stanchezza delle gambe, ristagno idro-salino con gonfiore delle caviglie e dei piedi, eritema e dolore oppure senso di addormentamento delle gambe: principalmente, le cause scatenanti sono

  • l’aumento di peso
  • l’aumento del volume di sangue circolante
  • l’aumento delle dimensioni dell’utero che inizia a comprimere le zone dove versano le vene cava ed iliache con conseguente riduzione del ritorno venoso dagli arti inferiori e comparsa di edema
  • aumento delle concentrazioni di progesterone ed estrogeni (con effetto vasodilatatore, che comporta un’ulteriore aumento della stasi venosa)

Segni, sintomi e manifestazioni cliniche

I sintomi più ricorrenti della IVC sono

  • sensazione di gambe pesanti e stanche
  • intorpidimento e dolore gravativo
  • prurito, formicolii, sensazione di calore
  • gonfiore ed edema soprattutto alle caviglie

I sintomi compaiono e si aggravano soprattutto con lo stare a lungo in piedi; peggiorano durante la stagione calda; tendono a diminuire durante l’attività fisica.

Le manifestazioni cliniche variano a seconda dello stadio di sviluppo della malattia venosa: nei primi stadi si assiste allo sviluppo di teleangiectasie (capillari in evidenza, singoli o a rete, di colore rossastro-rosso o bluastro) mentre negli stadi più avanzati compaiono le varici, la dermatite, le ulcere cutanee (lesioni croniche he non tendono spontaneamente a cicatrizzarsi).

Cura e prevenzione dell'insufficienza venosa periferica

L’approccio terapeutico per la cura e prevenzione dell’insufficienza venosa cronica tiene conto della gravità della condizione e si basa su interventi multicanale:

  • intervento chirurgico – indicato sotto controllo specialistico, per gli stadi avanzati della malattia; utilizza tecniche ablative (di asporto di vena intera o dei soli segmenti compromessi – cpme ad esempio la safenectomia); oppure tecniche conservative (di conservazione delle vene con riparazione delle valvole incontinenti – la valvulopastica)
  • utilizzo di calze a compressione graduata: calze elastiche specifiche, per la gestione dell’IVC primaria; esistono di varie categorie suddivise in base all’entità della compressione che esercitano; il loro funzionamento si basa sull’applicazione di una pressione esterna a livello della superficie cutanea, per controbilanciare la pressione eccessiva presente all’interno delle vene,  migliorare la funzionalità della pompa muscolare e proteggere la microcircolazione cutanea.
  • terapie farmacologiche e complementari: utilizzo di antiinfiammatori FANS per la gestione del dolore e dell’infiammazione, associando in prevenzione sostanze di origine naturale (quali flavonoidi, triterpeni, tannini, saponine) con azione antiinfiammatoria tissutale e antiossidante, utili per contrastare sia i disturbi acuti sia l’insorgenza di recidive a lungo termine.

Gli integratori alimentari per i disturbi della circolazione

Tra gli estratti erbali più conosciuti ed utilizzati per combattere i disturbi della circolazione si contano quelli del rusco, la vite rossa, l’ippocastano, l’hamamelis, la centella asiatica, il mirtillo, il ginkgo biloba, il fieno greco, il meliloto: sono piante medicinali ricche in principi attivi con azione antiinfiammatoria, antiedemigena-drenante, antiossidante-detossinante, con effetto diretto contro la vasodilatazione periferica e indebolimento del plesso circolatorio.

Generalmente, questi estratti erbali sono ben tollerati e privi di reazioni ed effetti avversi; per la vite rossa non si conoscono controindicazioni maggiori, mentre il meliloto può interferire con i farmaci anticoagulanti derivati della cumarina e la centella invece può talvolta potenziare l’azione dei farmaci in terapia ormono-modulatoria tiroidea: spetta allo specialista decidere il percorso di cura e prevenzione, in base allo storico clinico e necessità di ogni persona.

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