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23 Ottobre 2024

la tiroide  ei suoi minerali

Drssa Afrodita Alexe

agg.23/10/2024

L'ipertiroidismo: definizione, segni clinici e sintomi, la valutazione della funzione tiroidea

Generalmente si parla di ipertiroidismo quando si verifica un consistente aumento della concentrazione plasmatica di ormoni tiroidei - la triiodotironina / T3 e la tetraiodotiroxina / T4: si tratta di una condizione patologica parte del gruppo delle tireotossicosi, con molteplici cause che ne determinano il tipo, e con un’incidenza molto elevata (il secondo tipo di disturbo endocrino-metabolico, dopo il diabete).

I primi ceni di ricerca ed analisi clinica dei sintomi dell’ipertiroidismo, già nel tardo ‘700 e poi agli inizi dell’800, evidenziano la sintomatologia generale del disturbo endocrino senza correlarlo direttamente al malfunzionamento della ghiandola tiroidea; gli studi approfonditi del chirurgo italiano Giuseppe Flaiani, del medico tedesco K.A.von Basedow, del medico anatomo-fisiologo R.J.Graves furono completati dal lavoro di P.J.Moebius, scienziato e neurologo tedesco che nel 1896 ne pubblicò il primo razionale scientifico completo.

Le cause principali dell'ipertiroidismo

Tra le principali cause che scatenano una condizione di ipertiroidismo si trovano:

-- la presenza di una patologia autoimmune: l’iperplasia primitiva diffusa, conosciuta con il nome di malattia di Basedow-Graves, in cui la tiroide, aumentata di volume e dimensioni, è stimolata a produrre a dismisura ormoni tiroidei; oltre ai segni clinici classici, spesso è accompagnata da disturbi oculari specifici (bruciore oculare, fotofobia, esoftalmo).

-- la presenza di un nodulo nella tiroide: gozzo nodulare tossico (adenoma tossico; morbo di Plummer), in cui la ghiandola tiroide risulta ingrossata parzialmente; ha luogo una iperproduzione localizzata di ormoni tiroidei, indipendentemente dalla stimolazione del TSH; la comparsa della patologia è più marcata nelle aree geografiche a ridotto apporto alimentare di iodio;

-- la presenza di più noduli nella tiroide: gozzo multinodulare tossico, in cui la ghiandola tiroide risulta ingrossata in tutte le parti; ha luogo una iperproduzione diffusa di ormoni tiroidei;

-- il rilascio in circolo di ormoni tiroidei da parte della tiroide, come episodio acuto transitorio, nella tiroidite cronica autoimmune (malattia di Hashimoto);

-- l’abuso di preparati tiroidei, anche nell’ambito della terapia continuativa dell’ipotiroidismo;

-- l'eccesso nell' assunzione di iodio con l’alimentazione, soprattutto nelle persone predisposte geneticamente.

I segni clinici e sintomi comuni dell'ipertiroidismo

I segni e sintomi clinici dell’ipertiroidismo sono gli stessi indipendentemente dalle cause scatenanti; coinvolgono distretti organici e sistemi metabolici generali:

-- aumento del consumo di ossigeno e produzione metabolica di calore: si assiste a ipersudorazione, tremori, cute calda (per incremento del flusso sanguigno generale e della vasodilatazione periferica), intolleranza al calore;

-- aumento del catabolismo proteico: induce astenia, affaticamento, indebolimento muscolare e fisico generale; perdita di peso corporeo di vari gradi; perdita di capelli, sia a livello strutturale del capello che in termini di massa e volume capillare;

-- iperattività del sistema nervoso centrale: conduce a nervosismo, irritabilità, agitazione, insonnia, difficoltà di concentrazione, apatia, depressione, psicosi;

-- iperattività dell’apparato cardio-vascolare: tradotta per aumento della frequenza cardiaca e della forza di contrazione del cuore, con tachicardia e ipertensione arteriosa, spesso associate alla ipertrofia del ventricolo sinistro;

-- apparato visivo: si presentano esoftalmo, bruciore e dolore del bulbo oculare e della zona perioculare, fotofobia, congiuntivite cronica ed edema periorbitale;

-- apparato genito-urinario e riproduttivo: si può assistere a poliuria; mestruazioni irregolari, abbondanti e prolungate, sindrome precoce della menopausa; calo del libido, infertilità; ginecomastia (negli uomini);

-- apparato gastro-intestinale: nausea, vomito, irregolarità dell’alvo con prevalenza di diarrea, infiammazione cronica dell'intestino.

In età avanzata, la gran parte dei sintomi può scomparire lasciando posto solo alla stanchezza cronica e alla perdita di peso corporeo.

La ricerca scientifica ha stabilito una correlazione tra l’ipertiroidismo e la miastenia gravis (malattia autoimmune che colpisce il sistema neuro-muscolare), caso in cui è stato attribuito un fattore eziopatologico autoimmunologico anche alla disfunzionalità tiroidea; almeno il 5% dei pazienti affetti da miastenia gravis soffre anche di ipertiroidismo.

La diagnosi di ipertiroidismo: le analisi del sangue ed esami standard

La diagnosi di ipertiroidismo si basa sulla rilevazione dei valori circolanti di T3, T4 e TSH: un aumento dei livelli sierici di T3 e T4, in concomitanza all’abbassamento del valore sierico di TSH (ormone tireotropo, tireotropina), è segno tipico dell’iperfunzionalità tiroidea.

Per stabilire con precisione il tipo di disfunzione, il medico indicherà esami del sangue approfonditi come

-- il dosaggio di anticorpi specifici (anticorpi anti-recettore del TSH, anticorpi anti-tireoperossidasi AbTPO, anticorpi anti-tireoglobulina AbTG),

-- il dosaggio di TRH - tireoglobulina circolante,

-- il VES (Velocità di Sedimentazione degli Eritrociti),

eventualmente insieme ad esami strumentali come l’ecografia o la scintigrafia tiroidea.

Il regime alimentare per l'ipertiroidismo

Cosa mangiare e come regolare la dieta quando si soffre di ipertiroidismo? I cibi no e i cibi sì

I cibi no

Innanzitutto si dovrà pensare all'apporto di iodio: il minerale essenziale per la sintesi di ormoni tiroidei e trigger per il comando di rilascio di TSH. 

L'apporto alimentare di iodio dovrà essere compensato e ridotto: si dovrà regolare a non più di 2 porzioni a settimana l'introito di alimenti come il pesce, molluschi e crostacei; le alghe; uova; carne grassa e grassi (strutto); alcuni cereali ; latte e latticini; i quali contengono tutti iodio, in quantità molto variabili.

Un cenno particolare va all'apporto di sale da cucina, il cloruro di sodio: è importante utilizzarne poco in cucina ed evitare gli alimenti molto saporiti o condimentati; inclusi i cibi precotti, gli insaccati, snack e patatine ecc.

Altri alimenti come i vegetali della famiglia Solanaceae (pomodoro, melanzana, peperoni, peperoncino) andranno ridotti in dieta per il loro apporto in saponine, sostanze che aumentando la permeabilità intestinale contribuiscono all'aumento dell'infiammazione tissutale e ghiandolare e quindi possono peggiorare il quadro clinico dell'ipertiroidismo.

Secondo gli studi scientifici di approfondimento, una delle cause alla base dell'insorgenza di infiammazione tissutale è il ''mimetismo molecolare'': un meccanismo che induce gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario a colpire siti endogeni (ghiandole) e sostanze con funzione di recettori, cofattori, preormoni e ormoni; si parla dei cosiddetti ''autoanticorpi'' e la loro produzione e rilascio nel corpo può essere innescata e/o aumentata da sostanze con azione proinfiammatoria, come il glutine e il lattosio soprattutto nelle persone predisposte. E' consigliato quindi per chi è affetto da ipertiroidismo, di evitare e ridurre il consumo di alimenti con alto apporto di glutine (cereali e farine come frumento, segale, orzo, kamut...) e di lattosio (latte fresco e derivati, burro, gelato, dolci...).

I cibi sì

Tra gli alimenti da preferire nella dieta dell'ipertiroidismo - e comunque da alternare e/o introdurre a porzioni bisettimanali - si contano

-- i cereali senza glutine (riso, miglio, sorgo, grano saraceno, amaranto...)

-- tuberi e radici (patate, sedano, rape, ravanelli, barbabietola...)

-- carni magre (agnello, pollo, tacchino, manzo...)

-- verdure e ortaggi (asparaggi, finocchi, lattuga, spinaci, cavolo...)

-- frutta fresca - seguendo la stagionalità (albicocche, mirtilli, kiwi, nespole, banane, pere, pompelmo, pesche...)

 

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fonti essenziali

msdmanuals.com

researchgate.net