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12 Ottobre 2020

Drssa Afrodita Alexe

Probiotici e prebiotici: razionale scientifico dell’utilizzo

Come si sa, l’insieme dei microorganismi che vivono e si riproducono nell’intestino umano, agendo in simbiosi con il nostro corpo, prende nome di microbiota intestinale definizione più corretta della denominazione di ‘flora batterica intestinale’’, ritenuta oggi troppo restrittiva e non complessiva di tutte le specie di microorganismi presenti nell’intestino umano (e traslando poi per tutti gli altri distretti del corpo umano).

Gli integratori alimentari e nutrizionali a base di probiotici (ovvero, formulazioni indicate per la somministrazione orale a base di microorganismi vitali appartenenti a specie batteriche caratterizzate da biosimilarità con quelle specifiche del microbiota umano) sono nati facendo corso alla necessità di ripristinare l’equilibrio del microbiota, nel contesto di prevenzione e cura complementare di:

  • disbiosi intestinali acute e croniche come gli stati diarroici acuti del bambino e dell’adulto, la  sindrome dell’intestino irritabile e disturbi similformi, altre forme di disbiosi intestinale come le intolleranze alimentari innate (al lattosio e al glutine) e acquisite (le reazioni di infiammazione da cibo);
  • infezioni acute e croniche dell’apparato genito-urinario;
  • disturbi dell’apparato cutaneo ed annessi (a.e. la dermatite atopica);
  • disturbi e malattie con componente immunologica;
  • malattie metaboliche – diabete, obesità
  • malattie infiammatorie croniche degenerative (in particolare quelle della sfera cerebrale, seguendo la teoria the gut-brain connection)

Allo stesso tempo, la ricerca scientifica ha dimostrato che la sola ricolonizzazione del tratto intestinale con ceppi batterici di nuova introduzione non basta a sostenere un effetto benefico per la salute del corpo umano: il suddetto effetto viene ottenuto solo se contestualmente all’incremento delle colonie di microorganismi benefici, si ha anche una diminuzione dei microorganismi potenzialmente patogeni (cfr. EFSA Journal 2009; 7(9) 1232); criterio in base al quale vengono scelti i tipi di microorganismi e calcolate le loro concentrazioni, per ottenere le formulazioni conosciute come integratori alimentari e nutrizionali a base di fermenti lattici e prebiotici in grado di apportare questi effetti benefici.

I prebiotici: definizione

La ricerca scientifica si è soffermata a lungo sul ruolo delle sostanze con azione di innesco della crescita e di mantenimento della vitalità del microbiota: la flora batterica intrinseca ha bisogno di supporto nutrizionale e biochimico, per la sua stessa sopravvivenza e sviluppo. Queste sostanze con ruolo di nutrienti funzionali hanno preso il nome di prebiotici, termine ideato da G.Gibson e M.Roberfroid nel 1995 che quindi li definivano come componenti nutrizionali non digeribili che all’interno del lume intestinale promuovono la crescita e sviluppo di ceppi batterici benefici e /o ne stimolano l’attività metabolica, con effetti finali salutari per il corpo umano.

“A prebiotic is a non-viable food component that confers a health benefit on the host associated with modulation of the microflora” (Un prebiotico è un costituente degli alimenti non vitale che conferisce un beneficio alla salute mediante una modulazione del microbiota) - documento FAO “FAO Technical Meeting on Prebiotics” (Roma, settembre 2007 – FAO 2008)

Nel 2018, grazie ai progressi della ricerca, questo termine è stato sostituito con ‘’substrato’’, ovvero sostanza o complesso di molecole da cui un microorganismo trae nutrimento per la propria crescita (Consensus Statement 2018 dell’ISAPP - International Scientific Association for Probiotics and Prebiotics), estendendovi l’effetto benefico anche ad altre specie batteriche oltre i bifidobatteri e lattobacilli e generalizzandolo per l’intero microbiota umano.

I prebiotici: quali sono?

Genericamente i prebiotici sono complessi molecolari di tipo polisaccaride, indigeribili per il corredo enzimatico umano ma non per i batteri che vi popolano l’intestino: difatti i microorganismi della microflora intestinale utilizzano queste sostanze come risorsa energetica e metabolica. Ad oggi i prebiotici di maggior interesse sono classificati in 5 gruppi:

  • oligosaccaridi del latte materno – HMOs
  • oligosaccaridi (FOS, inulina, GOS, XOS, MOS)
  • fibre alimentari fermentabili
  • fenoli e composti vegetali biologicamente attivi
  • acidi grassi polinsaturi (PUFA) e acido linoleico coniugato (CLA)

I prebiotici: che ruolo hanno?

Partendo dalla variabilità strutturale dei prebiotici, si è ipotizzato che ogni prebiotico ha come target un sito specifico con popolazioni microbiche specifiche: come ad esempio lo xilitolo, che funge da substrato solo per le popolazioni batteriche del cavo orale (non si hanno evidenze cliniche per altri distretti del corpo umano). La ricerca scientifica ha valutato l’effetto dei prebiotici su diversi apparati e sistemi funzionali dell’organismo umano, oltre che nella risposta immunologica indotta dai vaccini, ricavandone risultati circa i benefici per

  • il tratto gastro-intestinale (ottimizzazione della composizione del microbiota, inibizione di patogeni, modulazione delle vie metaboliche e immunitarie),
  • vie respiratorie alte, medie e basse,
  • apparato cardiovascolare (riduzione del tasso lipidico ematico, contrasto dell’insulino-resistenza),
  • sistema muscolo-scheletrico (biodisponibilità dei minerali nel sistema tampone-osso),
  • apparato genito-urinario,
  • cervello (performance neuro-cognitive)

I prebiotici, in qualità di carboidrati non digeribili, influenzano positivamente la composizione della microflora intestinale favorendo la crescita e/o l’attività biochimica delle colonie di microorganismi simbionti: i lattobacilli e i bifidobatteri li metabolizzano per ricavarne energia trasformandoli in mono/ di / trisaccaridi utilizzati come nutrienti da altre colonie di batteri simbionti; inoltre, in seguito alla loro fermentazione vengono prodotti gli acidi grassi a catena corta, gli SCFA: i più importanti, quelli dell’acido butirrico, acido propionico, acido acetico. Gli SCFA giocano un ruolo fondamentale nella salute del tratto intestinale, come substrati energetici per i microorganismi, induttori della crescita e differenziazione delle cellule epiteliali intestinali, modulatori del flusso sanguigno e della produzione di muco a livello della mucosa intestinale.

I prebiotici inoltre giocano ruolo diretto nell’inibizione della crescita delle colonie patogene, per vie biochimiche espresse come inibizione diretta dell’adesione sulla superficie mucosale da parte dei patogeni e rafforzamento della barriera mucosale per aumento della secrezione di muco.

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Fonti

http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/

Kuntz, C. et al., Bioactivity of Human Milk Oligosaccharides…Wiley-Blackwell, Oxford Academic Journals, 2014

pubmed.ncbi.nlm.nih.gov