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01 Maggio 2019

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Dr.ssa Afrodita Alexe

Cos'è l'intolleranza al lattosio? 

La tradizionale classificazione delle reazioni avverse al cibo vede quelle non mediate da processi immunologici, essere rappresentate dalle cosiddette ‘’intolleranze’’ alimentari, di cui la prima categoria è costituita dalle intolleranze enzimatiche, ovvero indotte da deficit parziale o totale di enzimi (complessi proteici che catalizzano le reazioni di scissione dei diversi aggregati molecolari contenuti nei cibi).

Tra le intolleranze enzimatiche trovano posto i disturbi dovuti ad errori del metabolismo su base genetica: come ad esempio la fenilchetonuria, il favismo, l’intolleranza congenita ai mono e disaccaridi, e di quest’ultima l’intolleranza primaria al lattosio.

Il lattosio e la lattasi: cosa sono dal punto di vista biochimico?

Il lattosio è un disaccaride che si forma per legame chimico tra 2 monosaccaridi, il galattosio ed il glucosio; si trova nel latte (di tutti i mammiferi, ad eccezione del leone marino) e rappresenta più del 90% del totale di zuccheri del latte nonché una delle sue fonti caloriche principali.

Per essere assorbito a livello dell’intestino, il lattosio deve subire una reazione chimica di scissione nei suoi due componenti, gli zuccheri semplici galattosio e glucosio; questa reazione è catalizzata da un enzima della classe delle idrolasi, chiamato appunto lattasi.

La lattasi (lattosio-galattoidrolasi) viene elaborata a livello dell’intestino tenue, sulla superficie epiteliale coperta da microvilli (zona denominata ‘’brush border-bordo a spazzola’’) dove solitamente ha luogo la scissione e l’assorbimento degli zuccheri semplici; l’attività della lattasi sulla superficie delle membrane intestinali del feto si rileva già a partire dall’ottava settimana di gravidanza, per crescere esponenzialmente fino alla 34° settimana quando raggiunge il massimo dell’espressione.

Come viene digerito il lattosio?

La presenza dell’enzima nel neonato e nel bambino piccolo è essenziale per la digestione del lattosio, durante il periodo dell’allattamento e fino allo svezzamento completo; se non individuato precocemente, il deficit congenito di lattasi può avere conseguenze gravi sulla salute del bimbo. Dopo i primi mesi di vita, l’attività della lattasi conosce una regressione fino a scomparire quasi del tutto nell’età adulta (deficit primario di lattasi, normale fenomeno dovuto alla maturazione dei meccanismi fisiologici della regolazione della sintesi enzimatica generale); fanno eccezione le popolazioni la cui alimentazione è tradizionalmente ricca in latte e prodotti caseari, le quali quindi hanno acquisito nel tempo la capacità genetica di elaborare lattasi anche in età adulta (‘’lactase persistance trait’’: molto alto nei paesi dell’Europa del nord, medio in Paesi come Italia o Francia, molto basso nei paesi africani).

La compresenza di disturbi, patologie od altre condizioni dell’apparato digerente (come le gastroenteriti infettive, la sindrome del colon irritabile, gli interventi chirurgici) può indurre un ulteriore abbassamento dell’espressione della lattasi, che si sovrappone al deficit primario. In tutti i casi, la mancata espressione dell’enzima conduce ad accumulo di lattosio non digerito nei tratti dell’intestino, con conseguente comparsa di segni e sintomi più o meno importanti in base alla soggettività individuale.

Quali sono le cause dell'intolleranza al lattosio? Il meccanismo biologico 

Il primo effetto dell’accumulo di lattosio non digerito nell’intestino tenue è meccanico, per induzione di un aumento del carico osmotico, con aumento del volume di liquidi e conseguente distensione addominale e borborigmi. Contemporaneamente, il lattosio presente nell’intestino subisce reazioni di fermentazione da parte dei microorganismi del colon conducendo alla formazione di gas (principalmente H2, CO2 e CH4) e acidi grassi a catena corta (SCFA-principalmente acido acetico, acido butirrico ed acido propionico); questi ultimi sono utilizzati dalle cellule come fonte primaria di energia (in particolare l’acido butirrico) e vengono coinvolti in processi metabolici e di ossido-riduzione cellulare dopo essere veicolati nel circolo sanguigno verso altri tessuti ed organi (acido acetico nel muscolo, acido propionico nel fegato ecc). Questi 3 processi (l’accumulo di lattosio non idrolizzato; l’accumulo di gas; la rallentata veicolazione e ridotto assorbimento dei prodotti di fermentazione) conducono alla comparsa dei sintomi e segni dell’intolleranza al lattosio.

Segni e sintomi dell'intolleranza al lattosio: quali sono?

Questi segni e sintomi sono largamente riprodotti (anche se con intensità molto variabile) in tutte le persone che seguono un’alimentazione ricca in mono, di, oligosaccaridi e polioli fermentabili e scarsamente assorbibili a livello intestinale, i FODMAPS: presenti praticamente in tutta la frutta e verdura fresca, nella frutta secca, nei legumi, nel latte e prodotti derivati. La variabilità nella comparsa, intensità e persistenza dei sintomi è direttamente correlata al tipo di alimentazione, ovvero al modo di abbinare e di cucinare gli alimenti: nelle persone clinicamente sane che seguono una dieta bilanciata questi sintomi sono da molto attenuati a quasi inesistenti.

L’insorgenza e permanenza dei sintomi dovuti all’accumulo di lattosio dipendono da svariati fattori quali:

  • -l’espressione enzimatica residuale (capacità di sintesi di lattasi)
  • -quantità e frequenza del consumo di latte e derivati ad alto contenuto di lattosio e sostanze chimicamente simili
  • -transito intestinale (particolarità individuali della fisiologia gastro-intestinale; compresenza di disturbi e patologie dell’apparato digerente)
  • -microbiota intestinale (la composizione della cosiddetta ‘’flora batterica’’ intestinale)

E’ stato visto che il rischio di comparsa e permanenza dei sintomi da intolleranza al lattosio cresce esponenzialmente nelle persone affette da SIA (Sindrome da Intestino Irritabile), da Sindrome da malassorbimento, da malattie infiammatorie croniche dell’intestino (Crohn) ed infine durante le terapie farmacologiche cellulo-invasive (chemio, radio, ionio-terapie ecc).

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Bibliografia essenziale

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Neurogastroenterology and Motility Research Group, Department of Gastroenterology and Hepatology, Division of Gastroenterology & Hepatology, University Hospital Zürich, Zürich CH-8091, Switzerland *Benjamin Misselwitz *Mark Fox

Zheng, X.; Chu, H.; Cong, Y.; Deng, Y.; Long, Y.; Zhu, Y.; Pohl, D.; Fried, M.; Dai, N.; Fox, M. Self-reported lactose intolerance in clinic patients with functional gastrointestinal symptoms: Prevalence, risk factors, and impact on food choices. Neurogastroenterol. Motil. 2015, 27, 1138–1146. [CrossRef] [PubMed]