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09 Luglio 2018

Come si è già parlato, l’espressione ’’flora batterica intestinale’’ si riferisce all’insieme dei batteri saprofiti presenti nell’intestino umano, che vivono in simbiosi con l’organismo ospite quindi interagendovi positivamente a beneficio reciproco; visto però che il corredo dei microrganismi intestinali, oltre che batteri, comprende anche virus, miceti, protozoi ecc, la scienza preferisce parlare di ‘’microbiota intestinale’’, come parte integrante del complesso sistema microbiotico umano, in cui si contano tutti i microrganismi saprofiti viventi in tutti i distretti del nostro corpo. Mentre lo stato di convivenza in equilibrio armonico tra i simbionti viene chiamata ‘’eubiosi’’, tutte le situazioni in cui si verificano modifiche e scompensi, acuti o cronici, del microbiota intestinale sono raggruppate nella grande classe delle disbiosi, classificate poi in vari generi in base alla causa, gravità e tempo di espressione fisiopatologica.

Tra le disbiosi acute troviamo anche la diarrea del viaggiatore, il disturbo più comune riscontrato durante il periodo delle vacanze estive, potendo colpire indistintamente i viaggiatori di tutte le età in qualsiasi momento ed anche retroattivamente: le statistiche parlano di più di 10 milioni di persone all’anno, soprattutto di viaggiatori che si spostano verso Paesi con standard igienico-sanitari inferiori rispetto a quello di provenienza. Si tratta di una malattia infettiva intestinale acuta, dovuta a carico patogeno di batteri o virus e in minor misura di parassiti intestinali (amoebi, protozoi). L’esordio della malattia è brusco e consiste generalmente nell’aumento delle evacuazioni, come minimo 3 al giorno, con emissione abbondante di feci liquide, semiliquide o poco formate, di cattivo odore, accompagnate da altri sintomi quali dolore e crampi addominali, bruciore gastrico, nausea e vomito, febbre, mal di testa, generale sensazione di debolezza dovuta alla perdita di liquidi. Nel 90% dei casi la remissione è spontanea, avviene nell’arco di 2-3 giorni senza un trattamento farmacologico particolare; solo in rari casi (meno di 2%) possono insorgere complicanze dovute a sovrainfezioni batteriche che comportano un rischio per la vita. Nella diarrea grave, la comparsa di sangue nelle feci rappresenta un red flag da riferire immediatamente al medico, in quanto uno dei segni indicativi del potenziale rischio per la vita.

Nelle categorie più a rischio di ammalarsi vi entrano le persone con status immunodeficitario conclamato (neoplasie, trapianti, deficit di IgA, AIDS), le persone affette da malattie infiammatorie croniche dell’intestino, da diabete, o in terapia continuativa con agenti antiacidi o inibitori di pompa protonica (per modifica del pH gastrico); per queste categorie, la profilassi comportamentale e farmacologica è un’indicazione assoluta e va discussa col medico prima della partenza. Le categorie a rischio relativo di ammalarsi comprendono le fasce d’età estreme (bambini, anziani), le donne in gravidanza, gli sportivi professionisti; generalmente, il rischio di contrarre la diarrea da viaggio è massimo per chi si sposta per la prima volta lontano da casa verso Paesi con abitudini alimentari e di vita molto diverse (come da Europa occidentale verso Estremo Oriente, Africa, America Latina).

I principali agenti etiologici della diarrea del viaggiatore sono batteri (il tipo enterotossigenico della Escherichia coli ne provoca più dell’80%; seguito da altre specie come Campylobacter, Salmonella, Shigella, Aeromonas, Plesiomonas); virus (Rotavirus sp.); protozoi (Giardia lamblia, Cyclospora, Cryptosporidium sp.); in alcuni casi il patogeno responsabile non è individuabile con l’esame della coprocoltura tradizionale. La fonte primaria di infezione è l’ingestione di acqua ed alimenti contaminati, per cui la prevenzione consta nel seguire le regole igienico-sanitarie ed alimentari di base:

-lavare accuratamente le mani più volte al giorno e prima di ogni pasto; scegliere posti puliti e coperti per mangiare

-evitare di consumare cibi come carne cruda o poco cotta, frutta e verdura non lavata o non sbucciata, acqua e bevande non fresche o non-imbottigliate con l’aggiunta di ghiaccio, latte non pastorizzato, cibi di dubbia provenienza, cucinati all’aperto o pietanze riscaldate.

La cura della diarrea del viaggiatore consiste in:

-la reidratazione orale: assunzione regolare di piccole quantità di acqua o bevande idrosaline poco zuccherate (150-300ml di soluzione reidratante ad ogni emissione di feci liquide, nelle forme lievi/moderate; fino a 3 L al giorno in porzioni da 15-20 g, col cucchiaio, nelle forme gravi; nei bambini, 50mL/kg corpo di soluzione reidratante ogni 4 ore);

-l’assunzione di farmaci antidiarroici ed antispastici: sconsigliati in presenza di dolore diffuso e/o crampiforme forte; sostituibili con prodotti fitoterapici altrettanto efficaci

-l’assunzione di farmaci e/o integratori a base di probiotici, i cosiddetti fermenti lattici, può essere d’aiuto per ridurre velocemente il sovraccarico patogenico a livello del tubo digerente e ripristinare la flora batterica alterata: il più comune e conosciuto ‘’fermento lattico’’ è il Saccharomyces cerevisiae subsp. boulardii, in realtà un ceppo di lievito tropicale soggetto da oltre 30 anni di studi ed esperimenti scientifici che hanno dimostrato la sua efficacia nel trattamento dei vari tipi di diarrea e gli hanno fatto acquistare l’indicazione terapeutica specifica per la diarrea del viaggiatore; un altro probiotico altrettanto conosciuto è il Lactobacillus rhamnosus, che da solo o in varie associazioni con altri ceppi di lactobacilli e/o bifidobatteri trova indicazione sia nella cura che nella prevenzione della malattia diarroica, nel bambino come nell’adulto.

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